Pelle secca : Approccio diagnostico e terapeutico

Pelle secca : Approccio diagnostico e terapeutico

Una pelle può essere secca per diverse ragioni che vanno da quelle di carattere costituzionale (genetiche/ereditarie) a quelle acquisite quali: una prolungata esposizione ad agenti atmosferici (sole, vento, freddo), la mancanza di umidità in ambienti chiusi e mal climatizzati, l’esposizione professionale a sostanze chimiche, gli errati trattamenti cosmetici (detersioni troppo frequenti con acque calcaree, sostanze alcaline o detergenti troppo aggressivi), digiuni prolungati, vomito persistente, diarree importanti, diete iposodiche, uso prolungato di diuretici.

Qualsiasi sia la causa però, la conseguenza sarà un’alterazione del rapporto acqua/ lipidi della superficie cutanea che determinerà la condizione di secchezza della pelle.
Una pelle quindi, può essere secca per insufficienza di acqua o di sebo o per entrambi i fattori.

Pelle secca per insufficiente presenza di acqua

L’acqua riveste un ruolo fondamentale a livello della cute.
E’ presente nel derma (lo strato profondo della pelle), nell’epidermide e sullo strato più superficiale di questa: il corneo.
La quantità di acqua nel derma dipende dallo “stato di salute” di strutture quali il collagene o i glucosaminoglicani, in esso contenuti. L’abitudine alla eccessiva esposizione solare ad esempio, altera proprio queste strutture determinando la diminuzione della quantità di acqua.
L’acqua dell’epidermide risiede, in parte, nelle sue cellule ove è abbastanza stabile (acqua intracellulare) e, in parte, fuori da queste (acqua intracellulare). Quest’ultima invece varia a seconda delle necessità dell’organismo che ne regola il passaggio nel derma.
L’acqua dello strato corneo infine, quantificabile in circa il 20-35%, è legata alle cellule cornee e ai grassi (lipidi) da queste prodotti e da qui evapora continuamente. A questo importante fenomeno di evaporazione si aggiunge inoltre, una perdita d’acqua attraverso la traspirazione del sudore prodotto dalle ghiandole sudorifere. Quando il tasso d’acqua dello strato corneo si abbassa sotto il 20%, essenzialmente per un aumento del fenomeno dell’evaporazione, la pelle diventa secca e si disidrata, pur in condizione di normale produzione di sebo.
Anche una pelle grassa infatti, può essere disidratata!

Pelle secca per insufficiente presenza di sebo

Il sebo, prodotto dalle ghiandole sebacee e, in piccola parte, dalle cellule cornee, opponendosi al naturale fenomeno dell’eccessiva evaporazione cutanea, contribuisce all’idratazione dello strato corneo consentendo così a detto strato, di svolgere quella funzione di barriera che gli è propria.
Acqua e sebo formano il film idrolipidico di superficie. Una miscela (emulsione di acqua in olio) che, in condizioni di integrità della pelle, assicura a questa l’idratazione ottimale.
L’insufficiente presenza di sebo è una caratteristica della donna in menopausa, poiché in quest’epoca la produzione di sebo si abbassa, spesso anche di molto. Non infrequentemente però, questa condizione è stata riscontrata anche in donne giovani.
In questi casi, se si associa anche una scarsa protezione melaninica (abbronzatura chiara o inesistente) al sole, è assolutamente possibile prevedere un precoce invecchiamento cutaneo.
Anche l’assunzione della “pillola” ad esempio, è causa di una riduzione della produzione sebacea.
Non è facile distinguere una pelle secca per insufficiente presenza di sebo (diagnosi cosmetologica: pelle asteatosica).
Oltre ad un interrogatorio ben condotto del paziente, unito ad un accurato esame clinico, è necessario misurare l’idratazione dello strato corneo anche con l’aiuto del corneo metro e la produzione del sebo con un sebometro; mentre il grado di secchezza cutanea può essere quantificato attraverso l’osservazione clinica e l’ausilio di un’apposita lente di ingrandimento.
Dalla storia così raccolta, si potrà risalire alle cause della riscontrata condizione di secchezza della pelle: familiarità o comunque una di quelle condizioni passate in rassegna tra le cause ereditarie od acquisite.
La paziente potrà riferire disagi cutanei come una sensazione di pelle tesa, che “tira”, “pizzica” o “brucia”. La pelle si presenterà con squame (la desquamazione potrà essere più o meno visibile ad occhio nudo), screpolature o crepe, anelastica e con pieghe cutanee molli. Apparirà delicata e facile all’arrossamento e presenterà una riduzione dell’elasticità ed un abbassamento del potere di protezione dovuto all’indebolimento delle proprità biomeccaniche e della funzione di barriera. Ed il fenomento potrà interessare l’intera superficie corporea o essere particolarmente evidente in alcune aree: viso, mani, arti inferiori.

Trattamento

L’intervento deve essere rivolto ad eliminare i fattori specifici, nei casi di disidratazione dovuta a fattori acquisiti, e ad individuare l’adeguato trattamento “cosmetologico” correttivo.
La prevenzione però gioca un ruolo molto importante.
L’abbigliamento deve essere adeguato all’età, alle condizioni climatiche e al tipo di attività lavorativa: una sudorazione profusa comporta una considerevole perdita di acqua e sali.
Le categorie di lavoratori a rischio, cui si è accennato prima, dovrebbero utilizzare dei guanti di cotone sotto quelli di gomma: questi ultimi non dovrebbero essere indossati troppo a lungo, per evitare un isolamento eccessivo.
Dal punto di vista alimentare, si può suggerire una dieta ricca in oli vegetali contenenti acidi grassi essenziali, soprattutto acidi linoleico e linolenico: una loro carenza comporta un’incapacità delle membrane a trattenere l’acqua, per cui la cute diventa secca e squamosa. Altre vitamine sono essenziali per mantenere una corretta sintesi cheratinica (come le A, E, C, H).
La somministrazione di gelatina arricchita in glicina, è in grado di aumentare la percentuale di idratazione cutanea del 30% circa, stimolando sia la produzione di acido pirrolidoncarbossilico (PCA) dello strato corneo, che la sintesi di nuovo collagene a livello del derma.
Elementi traccia come il ferro, il manganese, il rame, il calcio, agiscono come cofattori nei processi enzimatici coinvolti nella formazione del collagene e dell’elastina. Anche lo zinco è un importante costituente enzimatico che deve essere supplementato negli strati carenziali.

La detersione

La pelle secca è fragile e facilmente irritabile. Bisogna evitare tutti i prodotti conosciuti come irritanti. Per detergere il viso utilizzare lozioni prive di attività di superficie, latti detergenti che preferibilmente non prevedano risciacquo. Se la persona è abituata al risciacquo è consigliabile utilizzare acqua demineralizzata. Almeno per i primi tempi di trattamento.
Per il corpo sostituire i bagnoschiuma con latte detergente, meglio con olio da bagno. Se non si vuole fare a meno del sapone, almeno la sua formulazione rispetti il pH cutaneo, normalmente acido. I saponi alla glicerina hanno di solito un’azione confortevole per questo tipo di pelle, che tuttavia non sopporta insaponamenti frequenti. Il risciacquo dovrà sarà accurato e per asciugarsi, evitare di strofinarsi con l’asciugamano ma bensì tamponarsi!

Trattamento cosmetico della pelle disidratata

La protezione cosmetica deve agire sulla idratazione dello strato corneo. Questa idratazione si ottiene con l’applicazione di preparazioni cosmetiche contenenti una o più sostanze, capaci di facilitare la normalizzazione dell’evaporazione dell’acqua dalla superficie cutanea.
Detti preparati possono avere un’azione idratante per azione igroscopica (capacità di assorbire l’acqua presente nell’ambiente esterno o in una preparazione cosmetica) o per interazione chimica legando l’acqua alle proteine della membrana cellulare. Ricordiamo in queste due categorie: il sale sodico dell’acido pirrolidon-carbossilico, il sorbitolo, i polietilenglicoli, i polipropilenglicoli, la glicerina, l’urea, gli alfaidrossiacidi a debole concentrazione (il “vecchio” acido lattico e il “nuovo” acido glicolico). Avidi d’acqua sono il collagene, l’acido ialuronico, i glucosaminoglicani, l’elastina. Applicati sullo strato corneo hanno una funzione plasticizzante.
La perdita d’acqua dello strato corneo dipende anche da quanto velocemente evapora.
Si può ridurre questa velocità creando barriere al passaggio delle molecole d’acqua con dei film lipidici. Attenzione però: film lipidici ma non di tipo occlusivo (tipo vasellina, grasso minerale, peraltro ancora molto usato negli Stati Uniti) il cui uso prolungato determina l’esaurirsi degli scambi idrici e gassosi della cute provocando disordine ed irritazioni.
Debbono pertanto preferirsi formulazioni che hanno la capacità di formare un film semiocclusivo sulla pelle, riducendo il tasso di evaporazione dell’acqua come le emulsioni. Queste sono principalmente di due tipi: olio in acqua (O/A) e acqua in olio (A/O).
Le emulsioni O/A sono costituite per l’80% da acqua quali le creme cosiddette “evanescenti”, che danno un gradevole senso di freschezza, ma proprio per la loro composizione non “rimangono” a lungo sulla pelle. Reclamano perciò continue somministrazioni. E’ un tipo di emulsione che può essere indicato per pelli giovani.
Le emulsioni A/O sono protettive ed emollienti e creano sulla pelle un film semipermeabile che rispetta gli scambi idrici e gassosi. La loro applicazione può non essere gradevole: occorre usarne delle quantità molto piccole e massaggiare con cura. Sono però dotate di un alto grado di “sostantività” permanendo così a lungo sulla pelle con il risultato di un controllo più durevole della disidratazione.